“Sostenibilità? Sì, so che esiste … ma mica tanto di più.
Dal 2015 la sostenibilità ha trovato la sua più compiuta definizione in sede ONU, con l’Agenda 2030 e i suoi 17 SDG (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), che coprono tutti gli aspetti delle già citate dimensioni sociale (p.es. SDG4: Istruzione di qualità), ambientale (p.es. SDG15: Vita sulla terra) e economica (p.es. SDG12: Consumo e Produzione Responsabili). Gli SDG valgono per tutte le componenti della comunità mondiale: Stati e amministrazioni politiche, cittadini-consumatori e organizzazioni sociali, aziende di ogni dimensione.
Parallelamente il B-LAB, un’organizzazione nata negli USA nel 2007, ha continuato a sviluppare il B-Impact Assessement, con l’obiettivo di rendere misurabile specificamente la condotta delle aziende. Sono ormai più di 40.000 le aziende che hanno utilizzato l’assessment in tutto il mondo.
Nel 2019 L’ONU ha incaricato il B-LAB di predisporre una piattaforma per le aziende espressamente riferita agli SDG, che ha preso nel 2020 la forma del SDG Action Manager, uno strumento a disposizione delle imprese per individuare le concrete azioni da fare in un’ottica di maggior sostenibilità.
Dal 2016 in Italia esiste per legge la possibilità di costituire una Società Benefit. La Società Benefit coniuga in qualche modo le caratteristiche di una normale azienda con quelle di una no profit. Come? Mantiene come ragion d’essere dell’azienda la produzione di profitto ma le affianca, allo stesso livello di importanza, la generazione di Bene Comune.
E’ quindi in atto un’importante evoluzione dello sguardo con cui si guarda alla condotta di un’azienda.
In passato era ‘normale’ che l’azienda conducesse il proprio core business senza preoccuparsi degli effetti negativi (che erano solitamente esternalizzati senza oneri), salvo poi ‘risarcire’ il mondo esterno con operazioni di carattere sostanzialmente filantropico.
Ora, anche grazie alla pressione che il consumatore può esercitare con estrema facilità attraverso i social (soprattutto se l’azienda ha un brand visibile), l’azienda deve fare in modo che sia invece il core business a diventare sempre più orientato alla generazione di Bene Comune, a cominciare ovviamente dall’eliminazione dei danni ambientali e del mancato rispetto dei diritti umani.
Si sta quindi giustamente diffondendo il principio che l’obiettivo di una azienda debba essere la generazione di Bene Comune, e che il profitto ne sia la naturale conseguenza, una specie di effetto collaterale.
Siamo di fronte ad uno spostamento di visuale davvero epocale. Che ha avuto però proprio in Italia, e ormai molti anni fa, negli anni 50 il più rilevante esempio anticipatore di applicazione concreta: l’Olivetti dei tempi di Adriano.
Il Consorzio ecoVprint si propone di accompagnare le aziende membre verso la conquista dello status di B-Corp o di Società Benefit.